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Gravina, una notte sotto choc


La notizia del ritrovamento è rimbalzata in pochi minuti.
Le radio private hanno improvvisato trasmissioni in diretta

La rabbia in paese: “Ora diteci se c´è un colpevole”
Il questore Speranza ha parlato della zona come di un luogo non facilmente accessibile

GRAVINA - «Noi continuiamo a pregare…». La voce di don Nunzio Falcicchio non tradisce emozione. Anche adesso che è buio e il questore ha annunciato che il recupero di quelli che sembrano i resti di Francesco e Salvatore Pappalardi avverrà stamattina, il delegato del vescovo non perde la speranza. In questi giorni che monsignor Mario Paciello, il presule che guida la diocesi di Gravina, Altamura e Acquaviva, è fuori città don Nunzio ne è il rappresentante e il portavoce, soprattutto nelle vicende con possibili risvolti mediatici. «Mi sono precipitato qui non appena ho saputo che un bambino è caduto nel pozzo», racconta senza staccare lo sguardo dal continuo via vai di poliziotti, vigili del fuoco e telecamere. Don Nunzio non vuole sbilanciarsi. Lui, che insieme con tutta la Chiesa di Gravina, si mobilitò per celebrare una messa in cattedrale per Ciccio e Tore, non si rassegna. «Non è detto che siano loro, si è parlato di corpi di giovani, ma non vuol dire niente: aspettiamo e preghiamo», ripete con la fretta di chi non vede l´ora di chiudere la conversazione.
In città, però, fra sgomento e rassegnazione, la speranza è già morta. Dei fratellini Pappalardi si parlava già al passato. E non da ieri. Ma adesso che le viscere profonde di questo territorio arido e roccioso sembrano averne restituito i corpi è come se su una storia su cui era già calato il sipario scorressero anche i titoli di coda. Se ne discute, certo. In piazza, come nei bar. Dove chi non può o non vuole raggiungere quel pozzo maledetto che è proprio a ridosso del centro storico, cerca notizie nei telegiornali. Dalle sette e mezzo della sera, da quando si è diffusa la voce della presenza di altri corpi in fondo alla cisterna, le radio locali hanno improvvisato dirette. Per strada c´è chi impugna nervosamente il cellulare per cercare notizie di prima mano. Umberto Zuccaro, presidente degli scout dell´Agesci, non è sorpreso dal ritrovamento dei corpi. Nella sede dell´associazione, dove la gente arriva alla spicciolata per quella che oggi sarà molto di più di una chiacchierata serale, l´atmosfera è di rassegnazione. «La voce che i bambini fossero a Gravina circolava da tempo», spiega Zaccaro, ed è come se nella sua mente partisse improvvisamente il fotogramma degli ultimi istanti di Ciccio e Salvatore. Quelli raccontati più volte, anche davanti alle telecamere, da chi li aveva visti prima che scomparissero nel nulla. «I bambini – dice il presidente degli scout – erano vicino alla cattedrale. Da lì a quel casolare abbandonato sono sì e no 500 metri e si arriva direttamente. Certo, bisognerà vedere se ci arrivarono da soli o se ve li portò qualcuno. Chissà... ».
Lontano dal casolare della morte, Michele Parisi cerca di trovare un perché. Conosce il sottosuolo di Gravina meglio di tutti – suo è il libro Gravina sotterranea – e ha partecipato più volte alle ricerche senza esito dei due fratellini. «Conosco bene quel casolare, ma non sono mai sceso nella cisterna, né so se sia mai stata ispezionata prima», spiega. Non si meraviglia che la vicenda di Ciccio e Tore abbia avuto un epilogo così tragico. «Gravina è piena di buchi, qui ci sono le cavità più profonde della Puglia. È possibile che i bambini siano andati a giocare vicino a quel casolare e che siano finiti nel pozzo. Tutto può essere, ma aspettiamo domattina». La notte più lunga a Gravina è appena cominciata.
Im jahre 1601 ernannte ihn der französische essay question könig heinrich iv

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